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DRaaS: come funziona il Disaster Recovery as a Service e perché adottarlo

Nel 2025, il Disaster Recovery as a Service (DRaaS) si conferma una delle soluzioni più strategiche per garantire continuità operativa e resilienza IT in un contesto dove le minacce informatiche, i disastri naturali e i guasti infrastrutturali sono sempre più imprevedibili.

Secondo le analisi di MarketsAndMarkets, il mercato globale del DRaaS continua a crescere con un tasso annuo composto (CAGR) del +23,3%, passando dai 5,1 miliardi di dollari di valore stimato nel 2021 a oltre 14,6 miliardi di dollari entro la fine del 2025. Si tratta di uno dei comparti as-a-service più dinamici in assoluto.

A spingere questa crescita sono diversi fattori: l’adozione crescente del cloud ibrido, l’esigenza di ridurre i tempi di ripristino (RTO e RPO), e il bisogno di soluzioni scalabili, automatizzabili e meno costose rispetto al disaster recovery tradizionale. Il modello DRaaS offre infatti alle aziende un modo più accessibile, flessibile e gestito per proteggere dati e sistemi critici.

In questo articolo vedremo nel dettaglio cos’è il DRaaS, come funziona e perché sempre più aziende scelgono di adottarlo come componente chiave della propria strategia di business continuity.

Che cos'è il DRaaS (Disaster Recovery as a Service) 

Il DRaaS, acronimo di Disaster Recovery as a Service, è una soluzione cloud-based che consente alle aziende di proteggere e ripristinare i propri sistemi IT in caso di eventi critici, come attacchi informatici, guasti hardware, errori umani o disastri naturali. A differenza del disaster recovery tradizionale, che richiede l'acquisto e la gestione di hardware dedicato, il DRaaS cloud funziona come un servizio esterno gestito da un provider specializzato.

Nel modello tradizionale, le aziende dovevano predisporre un secondo data center, acquistare hardware ridondante, configurare backup manuali e occuparsi della manutenzione continua. Questo approccio era costoso, rigido e spesso accessibile solo a grandi imprese.

Il Disaster Recovery as a Service, invece, elimina la necessità di investimenti infrastrutturali: si basa su un modello as-a-service, con costi proporzionati al consumo effettivo. L'intero processo di replica, failover e failback è automatizzato e gestito dal provider, con prestazioni garantite tramite specifici SLA (Service Level Agreement).

Implementare un servizio di DRaaS significa investire nella business continuity, ovvero nella capacità dell’azienda di continuare a operare anche in caso di eventi critici. Un buon piano di disaster recovery deve infatti garantire continuità dei servizi, protezione dei dati e tempi di ripristino certi.

In un contesto sempre più esposto a minacce digitali e interruzioni operative, il DRaaS rappresenta una risposta efficace, accessibile e tecnologicamente avanzata. Non solo protegge l’infrastruttura IT, ma tutela la reputazione, la produttività e la competitività dell’organizzazione.

Le quattro motivazioni principali per passare al DRaaS

Estrapoliamo tra le righe le quattro motivazioni principali di un’impennata così alta secondo gli analisti:

  • Il business deve essere always on. Necessità primaria delle aziende è il poter contare su un business always-on. Qualcosa che, in un panorama estremamente competitivo, non può permettersi un downtime, a nessun costo. Perché rimanere fermi vuol dire perdere soldi, e questo ormai è ben chiaro alle aziende, grazie soprattutto all’esperienza di quelle che lo hanno subito sulla propria pelle.
  • Maggiore disponibilità di data center. Una forte spinta all’adozione di piani di disaster recovery è data dalla veloce diffusione di data center “di prossimità” rispetto alle aziende. In ambito disaster recovery è fondamentale avere una idea precisa di dove sono fisicamente i dati aziendali per questioni di compliance (GDPR), ma anche per rassicurare il management. La diffusione dell’adozione dei servizi su piattaforme cloud di diverso tipo e l’orientamento verso il cloud privato in sostituzione dell’on premise ha fatto il resto.
  • Un modello economicamente sostenibile. La modalità as-a-service erogabile da un partner It consente di pagare un valore (accessibile e rinegoziabile) che dipende esclusivamente dai carichi che coinvolgono l’infrastruttura di backup e non prevede acquisti di infrastruttura a fondo perduto. Tramite un contratto di servizio a un partner strutturato, come Reevo, il cliente delega totalmente l’attività e non si deve preoccupare più di niente. Il partner si occuperà di gestire il servizio secondo SLA predefiniti, garantendo l’integrità dei dati e la totale aderenza alla normativa che sul cloud è nativa.
  • L’incremento degli attacchi. Attaccare i dati residenti su storage di backup, considerati secondari e spesso meno protetti dei repository dei dati transazionali è un’attività che sta rapidamente prendendo piede. Capita che al furto di dati sensibili per l’azienda cliente si sia aggiunta la pratica di crittografarli per chiedere un riscatto oppure di modificarli per rendere disponibili set modificati all’atto di un recovery. A questa tendenza ci aggiungiamo la contingenza dell’emergenza sanitaria che ha determinato un incremento notevole degli attacchi. Affidarsi a un servizio DRaaS assicura una maggiore protezione perché si sviluppa su strutture in cloud nativamente sicure garantite da infrastrutture aggiornate e da un monitoraggio avanzato e costante. Con il vantaggio di liberare dall’incombenza del monitoraggio e della manutenzione il team It aziendale.

I motivi, sempre più stringenti, che spingono le aziende all’adozione di soluzioni DRaaS stanno rapidamente annullando le perplessità registrate finora. La paura di non avere i dati protetti e sempre sotto controllo, quella di affidarli a strutture non on premise e il timore generalizzato nei confronti della tecnologia, vengono superate a suon di prestazioni dalle nuove infrastrutture cloud.

Il cloud privato e di prossimità, per esempio, è qualcosa di simile a un on premise, ma è meglio. I livelli di sicurezza dei diversi ambienti cloud (cloud ibridi, multicloud) oggi sono decisamente superiori alle strutture on premise e, infine, il costo e il modello a servizio non temono paragoni.

Come funziona il DRaaS: dalla migrazione alla gestione

Il Disaster Recovery as a Service è un servizio cloud che replica in modo continuo l’infrastruttura IT aziendale presso un sito secondario virtuale gestito da un provider. In caso di disastro o malfunzionamento, i sistemi vengono riavviati nel cloud in pochi minuti, garantendo la continuità operativa.

Uno dei principali vantaggi del DRaaS è che gran parte delle attività operative viene gestita dal provider. In particolare:

  • Replica continua o programmata dei dati e delle VM

  • Monitoraggio proattivo e testing periodico del piano di ripristino

  • Failover automatico o assistito in caso di emergenza

  • Ripristino (failback) dei sistemi nella sede principale, una volta risolto il problema

  • Gestione degli aggiornamenti software, backup e compliance

Grazie a queste attività delegate, il team IT aziendale può concentrarsi su progetti core, lasciando al provider la responsabilità del disaster recovery end-to-end.

Migrazione e replica dei dati

Il primo passo consiste nell'analisi dell'infrastruttura IT esistente per identificare i sistemi e i dati critici da proteggere. Successivamente, si procede con la replica dei dati verso l'ambiente cloud del provider. Questa replica può essere:

  • Sincrona: i dati vengono replicati in tempo reale, garantendo una copia esatta e aggiornata.
  • Asincrona: i dati vengono replicati a intervalli regolari, riducendo l'impatto sulle prestazioni del sistema principale.

La scelta tra replica sincrona e asincrona dipende dalle esigenze specifiche dell'azienda in termini di Recovery Point Objective (RPO) e Recovery Time Objective (RTO) .

Definizione dei processi di ripristino

Una volta completata la replica, è fondamentale definire i processi di ripristino. Questo include:

  • Piani di failover: procedure per attivare l'ambiente di disaster recovery in caso di interruzione del sistema principale.
  • Piani di failback: strategie per riportare le operazioni sull'infrastruttura originale una volta risolto il problema.

Il provider DRaaS collabora con l'azienda per stabilire questi processi, assicurando che siano in linea con gli SLA (Service Level Agreement) concordati.

Monitoraggio e test del piano DR

La gestione efficace del DRaaS richiede un monitoraggio continuo e test periodici per garantire la prontezza del sistema. Le attività includono:

  • Monitoraggio in tempo reale: verifica costante dello stato dei sistemi replicati e delle connessioni di rete.
  • Test di ripristino: simulazioni regolari di scenari di disaster recovery per identificare e correggere eventuali vulnerabilità.

Questi test sono essenziali per assicurare che il piano di disaster recovery sia efficace e aggiornato, riducendo al minimo i tempi di inattività in caso di emergenza.

I vantaggi dei servizi DRaaS in cloud

Il modello Disaster Recovery as a Service (DRaaS) rappresenta un’evoluzione significativa rispetto al disaster recovery tradizionale, soprattutto in termini di accessibilità, scalabilità e semplicità di gestione. I servizi DRaaS in cloud offrono una protezione completa dell’infrastruttura IT senza la complessità di gestire un secondo data center fisico.

Scalabilità e flessibilità

Uno dei principali vantaggi del DRaaS cloud è la scalabilità on demand: le aziende possono aumentare o ridurre le risorse protette in base alle proprie esigenze, senza dover acquistare hardware o riconfigurare l’infrastruttura interna. Questo approccio è ideale per organizzazioni in crescita o con carichi di lavoro variabili nel tempo.

La flessibilità è un altro punto chiave: il DRaaS si adatta facilmente ad ambienti ibridi e multi-cloud, proteggendo server fisici, macchine virtuali, storage e applicazioni critiche con la stessa efficienza.

Nessun investimento in hardware

Con il DRaaS non è necessario allestire un sito secondario, acquistare server ridondanti o gestire dispositivi di backup locali. Tutta l’infrastruttura di replica e ripristino è ospitata nel cloud del provider, eliminando costi fissi legati all’hardware, al raffreddamento, all’energia e alla manutenzione.

Questo consente anche alle PMI di accedere a soluzioni di disaster recovery avanzate, una possibilità che prima era appannaggio solo delle grandi imprese.

SLA definiti e garantiti

I Service Level Agreement (SLA) inclusi nei contratti DRaaS garantiscono tempi di risposta certi e misurabili in caso di emergenza. Parametri come RTO (Recovery Time Objective) e RPO (Recovery Point Objective) sono concordati e monitorati, assicurando una continuità operativa affidabile e allineata alle esigenze di business.

Il rispetto degli SLA è gestito e documentato dal provider, riducendo la responsabilità diretta del team IT interno.

Sicurezza e compliance integrate

I provider DRaaS offrono infrastrutture sicure, dotate di crittografia, accesso controllato, autenticazione multifattoriale e monitoraggio continuo. Inoltre, i servizi sono progettati per essere conformi alle principali normative (GDPR, ISO 27001, ecc.), garantendo la protezione dei dati sensibili anche in scenari di emergenza.

I passi per attivare un buon progetto di DRaaS

Una volta che l’azienda cliente sceglie di implementare un DRaaS si affiderà al partner It strutturato che svilupperà il progetto partendo dall’analisi dell’infrastruttura, dei carichi di lavoro, della tipologia di business. Seguirà un’ipotesi di piano di disaster recovery, insieme alla necessaria componente formativa e procedurale. Il piano, infatti, non deve prevedere solo l’archiviazione sicura dei dati, ma il complesso di attività da svolgere a carico dell’azienda a seguito di un down dell’infrastruttura.

Come scegliere il partner giusto per il DRaaS 

Scegliere il cloud provider giusto per un servizio DRaaS è una decisione strategica che può determinare l’efficacia dell’intera strategia di business continuity aziendale. Non tutti i fornitori offrono lo stesso livello di protezione, flessibilità e supporto: per questo è fondamentale valutare alcuni requisiti chiave prima di affidare la propria infrastruttura a un servizio esterno di disaster recovery cloud.

Esperienza in ambienti cloud e ibridi

Un buon partner DRaaS deve dimostrare esperienza consolidata in architetture cloud e ibride, capaci di integrare ambienti on-premise, cloud pubblico e privato. La competenza nell’orchestrazione di infrastrutture complesse è essenziale per garantire una replica fluida, un failover efficace e un ripristino rapido, senza impatti critici sul business.

Verifica anche che il provider abbia esperienza con sistemi e workload simili ai tuoi, soprattutto se operi in settori regolamentati o con esigenze specifiche.

Infrastruttura certificata e gestita

Affidarsi a un provider con data center certificati (es. ISO 27001, Tier III/IV, GDPR compliant) è fondamentale per garantire sicurezza, disponibilità e conformità normativa. L’infrastruttura deve essere ridondata, scalabile e dotata di soluzioni avanzate per la replica e il ripristino dei dati.

È altrettanto importante che il provider offra un servizio completamente gestito, con responsabilità chiara su backup, aggiornamenti, test e monitoraggio del piano di DR.

Supporto tecnico continuo

Il supporto H24, multicanale e con SLA ben definiti, è un elemento imprescindibile. In caso di disastro o guasto critico, la tempestività dell’intervento può fare la differenza. Preferisci provider che offrano referenti tecnici dedicati, reportistica continua e la possibilità di eseguire test di failover regolari.

Trasparenza contrattuale

Un buon provider DRaaS deve offrire contratti chiari, flessibili e trasparenti, che includano:

  • SLA misurabili (RTO e RPO)
  • Costi previsti per l’attivazione del servizio e per il failover reale
  • Politiche chiare per il rientro (failback) e la dismissione del servizio
La trasparenza contrattuale aiuta l’azienda a evitare sorprese, lock-in tecnologici o costi nascosti, garantendo un rapporto di fiducia a lungo termine.